venerdì 22 ottobre 2010

Lettera

A te potrei chiedere

come stai

anche se lo so

che come me

non stai mai bene

e neanche male

Hai le tue forbici

le tue chimere

e ti salvi abbastanza

senza mai farla franca



Invece per te

vorrei piangere un po’

ma se hai capito

anche solo un millesimo di quest’anima

saprai già perfettamente

che non ne sono capace

Poi, in fondo,

a chiedere scusa

non è che cambi qualcosa

ed è abbastanza tardi

per continuare a lasciarsi scorrere addosso

qualcosa che non esiste



A te invece

amico mio

che aspetti un sogno

che vada in porto

senza sudare

e mi chiedi parole, comprensione

Spiacente

il fabbricante di parole ha chiuso

e sul capirci

credo sia il caso

di provarci la prossima vita



Tu che ridi

e sembra che ti basti così

voglio provarci anch’io

Facciamo che qualche volta

mi insegni a giocare di più

ti va?



Poi per te

che ti appaghi di te stessa

o ci provi

Non è che il mondo giri così

perlomeno da qui non sembra

Certo se ti riesce

di riuscire meglio

non potrò mai dire di essere d’accordo

ma saprò farti i miei complimenti



Per ogni guerra

ad un passo, ogni giorno

che non vediamo

Per ogni masturbazione

più o meno mentale

e per ogni solitudine

Per tutta questa vita

fottuta e benedetta

saluti da qui dentro

non saprei se distinti

Il nome forse è meglio

che lo scriviate voi

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