aspettavo la rivoluzione
urlando su un palco
parole che non capivo
che forse ancora non ho capito
aspettavo la rivoluzione
davanti la casa dei padroni
senza nemmeno conoscerli tutti
affidandomi all'olfatto
aspettavo la rivoluzione
tra i libri in cui mi specchiavo
cucendomeli addosso
anche a costo di sanguinare
aspettavo la rivoluzione
tra le ideologie riciclate
e ogni volta che provavo disgusto
era un disgusto che riciclavo
quando mi dormivi accanto
non potevo dirti tutto
perché non ne sapevo molto
e l'istinto non bastava
ed avrei voluto svegliarti
per domandarti chi fossi io
e come mai stavo ancora fermo
ad aspettare la rivoluzione
aspettavo la rivoluzione
nella nebbia di contraddizioni
negli occhi cerchiati dalle notti
nell'ultimo goccio di un amico ubriaco
aspettavo la rivoluzione
tra le mani insanguinate
o davanti la porta di casa
e poi prima di ogni risveglio
aspettavo la rivoluzione
nelle file in ospedale
o in quelle stupide segreterie
o nelle metropolitane
aspetto la rivoluzione
per capire se saprei farla
o se sono semplicemente
molto bravo ad aspettare
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