La maschera c'è, ovviamente, multiforme e vigliacca. E' l'unico modo per sopravvivere nella realtà che ci è stata concessa. Però nello specchio ci sono soltanto io, quello vero.
Il mio sangue scorre, caldo e calmo. Col tempo ha maturato la convinzione che rispondere alla forza con una forza uguale non porta a nulla. Ha imparato ad essere paziente, a vivere per la vita e non per altro. Costante fino a farsi male. Sangue debole, in cerca di un rifugio, di un flusso avvolgente e morbido da cui farsi cullare. Poi fiume in piena con la voglia di fuggire, di essere inseguito, di non essere dato mai per scontato.
Contraddizione e linearità di uno scorrere anche in assenza di meta... nulla di nuovo, in fin dei conti.
Oltre lo specchio ci siete voi, diversi di volta in volta. Siete angeli, distanti e perfetti, e io una misera creatura di carne e sangue. Sembrate così immortali nei giorni del mea culpa.
Siete dei vermi che vorrei schiacciare prima di scoprirmi come voi, perchè non voglio accontentarmi, nei giorni in cui sembrate così squallidamente vuoti e uguali. Robottini in fila. Iene ridens. Esseri umani.
Probabilmente qui è simile per tutti. E non è mai semplice. Le sfumature sono troppe per negarle, e la risposta non risiede di certo nel bianco o nel nero. Qui si respira veleno, aspettando che l'alba cancelli gli stupidi pensieri che la notte ha portato. Qui si smette di sognare perchè è più comodo, si inizia a calcolare per non tremare più. Basta impedire agli occhi di guardarsi intorno fino a perdersi. In fondo è questo il segreto. Dimenticare, andare avanti...perfetto.
Soltanto che nello specchio, a volte, si fa strada un pensiero. Un pensiero che accarezza le chiese dove abbiamo chiesto perdono per i nostri limiti, i banchi dove abbiamo iniziato a capire che non esistono il bene ed il male assoluti, tra sorrisi, veri e falsi, calci nelle palle e i "tu da che parte stai", poi le città dove abbiamo trovato una nuova vita, conosciuto, osservato, amato e tradito. Un pensiero che accarezza i manifesti che pubblicizzano la prossima festa di paese, che attraversa il senso di inutilità che a volte è così schifosamente palpabile, un pensiero che passa nella televisione e fa il giro dei canali, tra buonismo, qualunquismo, bisogno di superficialità... un pensiero che passa tra i fogli dei giornali, tra servilismo e ribellione in sordina... un pensiero che già sfiora il futuro, gli anni vuoti in questa realtà che toglie l'aria, quello che non ci sarà e la speranza residua. Un singolo pensiero che dura un attimo, poi scompare... forse, amici miei, ci hanno fregato.
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1 commento:
una volta speravamo nel "non rompeteci i sogni"..
oggi ormai siamo arrivati al "ci hanno rubato i sogni"..
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