venerdì 29 aprile 2011

forse allora

immaginare nei limiti
coi limiti che aumentano
e l'incedere del tempo
a disegnarti saggio
si curvano, nell'ordine,
il cuore, la mente, la schiena
e ogni cosa che non possiedi
in qualche modo ti abbandona
sarebbe bello, miei cari,
imparare ad accarezzarci
non per le morali ostinate
non per cancellare distanze
non per i nuovi credo
che ci vendono in buste di cellophane
non per la poesia
o qualsiasi forma di nobiltà
sarebbe bello farlo
per le nostre anime nere
per i pensieri inconfessati
che ci gorgogliano nel petto
in cui ognuno vorrebbe essere
carnefice del proprio del carnefice
tutti con le ali bianche
e lo sguardo di chi taglia gole
sarebbe bello farlo
cancellando questo rispetto
fatto solo di cortesia
perché il rispetto può essere un grido
dovremmo accettare i nostri bisogni
dal bere dell'acqua
ad avere un nemico
e forse allora potremmo sfiorarci

forse allora potremmo sfiorarci
senza provare disgusto
per la puzza di piscio
delle nostre lenzuola pulite

giovedì 28 aprile 2011

mi avete detto


di fronte al mare mi avete detto
quello è soltanto un ammasso d'acqua
devi pregare che stia al suo posto
è inganno l'onda, la sua risacca

di fronte al tempo mi avete detto
l'abbiamo preso con le lancette
ma lo dovrai ammazzare sempre
prima che lui ti faccia a fette

di fronte al cielo mi avete detto
temi gli aerei le stelle e gli dei
e quel che celano pianeti e nuvole
ma non è questo quel che vorrei

senza satelliti e consumazioni
vorrei soltanto che fossimo flusso
senza più diavoli o inibizioni
poter fissare negli occhi l'abisso

senza timbrare e senza aperitivi
strappare via i conti e non farli tornare
conservare intatto questo stupore
per quel poco che resta speciale

di fronte all'uomo mi avete detto
l'amico è nemico, serpe la famiglia
non c'è nulla di più lontano
di qualcosa che ti somiglia

di fronte alla storia mi avete detto
guardala, è squallida eppure s'adorna
impara e dimentica, non darle peso
che tanto di certo ogni cosa ritorna

di fronte all'arte mi avete detto
è quel che di buono resta del dolore
ma ti conviene starle lontano
che oggi nessuno potrà capire

ma senza scontrini e fraintendimenti
vorrei soltanto sentire il mio sangue
senza più traffico e senza nevrosi
camminare sulle mie gambe

senza rimpianti e rivoluzioni
di quelle comode oppure violente
credere forte di poter credere
che si possa credere per sempre

domenica 24 aprile 2011

via crucis


la gente guarda rapita lo spettacolo di quel piccolo colle.

sarà la notte giovane, il buio che si espande nel cielo e poi se ne impossessa - come un liquido scuro e denso versato in un bicchiere d'acqua - saranno le candele disposte lungo la salita, saranno le sagome degli alberi che stanno lì a farsi specchio per le nuvole, saranno gli abiti degli uomini che abbiamo di fronte, saranno i fari che si accendono e trasformano la realtà in un dipinto.

il messia sta sotto un ulivo, gli apostoli lo attendono, come pure i soldati romani e il sinedrio e la piazza.

ineluttabilità del destino. rappresentazione dell'ineluttabilità. rievocare, per ricordare l'esser polvere, la grandiosità e l'infinito esser infimo. dell'anima. delle anime.

una voce intorno a noi inizia ad illustrare i personaggi della rappresentazione.

le telecamere rai sono pronte, l'intera città deglutisce, che bisogna far bella figura.

erode e matteo.

barabba e giovanni.

pietro e pilato.

per ognuno la voce narrante spende qualche parola.

poi arriva al personaggio "folla", recitando la definizione "multiforme e cangiante, subisce l'influenza dei potenti di turno".

un bambino alle mie spalle domanda al padre se schizzerà molto sangue, il padre risponde di no, che è tutto finto e può star tranquillo.

però lui protesta. perché non ci dovrebbe essere sangue? ha visto i vari tipi di fruste, non erano finti!

ecco, la natura umana. piccoli mostri di sadismo che smusseranno la loro cattiveria con centinaia di inibizioni sociali, dimenticando la voce tribale nel petto che domanda violenza e accontentandosi dei servizi sugli ultimi omicidi, su moventi e modalità, sentendo gli opinionisti snocciolare interessanti teorie e dimenticando il resto, oppure inveendo allo stadio, nei cortei o dove sia.

la folla, personaggio multiforme e cangiante.

la folla, commossa dal monologo di un giuda interpretato davvero bene, chi sa per quanti denari.

la folla, prostrata di fronte allo spettacolo di musica e parole, proiettata nell'atmosfera di sogno della redenzione, che però sogno deve restare.

domandate a uno di questi uomini di prendere un immigrato in casa sua.

domandate a uno di questi uomini di rinunciare all'uovo di cioccolato, al pranzo pasquale.

domandate loro qualcosa che sia più di qualche spicciolo.

o non domandate nulla, però guardate.

guardate la loro devozione, il loro trasporto.

miracoli del tecnico delle luci.

miracoli della stereofonia.

miracoli di un buon subwoofer.

miracoli della fede.

martedì 12 aprile 2011

salita pontecorvo

vene in rilievo, ad intrecciare
la calma del legno, il flusso del rame
piedi scalzi, nello scalpiccio dei tacchi
e tra i benpensanti tenuti su dai lacci
tutto quel danzare dietro le rughe
di suoni e di donne e di amici e di luoghi
con un sorriso ti dice ogni cosa
e in quel sorriso l'hai già compreso
che è una bambina, l'eternità
ci giochi, poi invecchi, e lei resta uguale
ti aspetta, tu corri, l'hai fatta aspettare
ecco, si volta, e non tornerà
salita pontecorvo
è un altro maledetto giorno
come sempre mi ci perdo
e aprire gli occhi è il mio ritorno
salita pontecorvo
che sia benedetto il giorno
tra le grida di giubilo
di chi ha addosso la miseria
salita pontecorvo
è un posto come tanti
le nostre sono solo vite
e questo è solo un altro addio
salita pontecorvo
forse saprò ritrovarti
oppure non ti sto perdendo
e ogni saluto è una bugia

martedì 5 aprile 2011

lascia pure

Lascia pure

che facciano rumore

battendo sulla grancassa

di una noia in multi- color

Lascia pure

che scorrano con gli occhi

e le voci come un sibilo

a pensarsi migliori

Culla il tuo silenzio

se puoi

Lo so

che quando piangono

viene quasi da ridere

E allora tu ridi

se puoi

In fondo ci è sempre

bastato molto poco

Lascia pure

che facciano rumore

graffiando con le lingue

i pochi spazi d’aria

Lascia pure

che siano indifferenti

fingendo di sbattersi

tra centinaia di specchi

Culla il tuo silenzio

se puoi

Lo so

che quando ridono

viene quasi da piangere

Però poi ridiamo

se vuoi

In fondo ci è sempre

bastato molto poco