giovedì 12 maggio 2011

mai

sento il profumo dei suoi capelli,

una cascata di fili d’argento

e poi quello sguardo dorato

l’iride come un pugnale


ecco, le dita sottili

lungo il mio petto inquieto

si muovono in una sporca danza

non rispondono ad alcuna domanda


ogni notte la notte si agita

come se fosse di carne

e noi nient’altro che spettri,

non più di un latrato di cani



mi protendo verso un ridere sommesso

che ai piedi del letto mi osserva

ha tutto il cielo dentro gli occhi,

l’innocenza di chi è perdizione


minuscole mani per reggere

il gioco di spago e destino

la fermezza di chi sa varcare

le crune e gli strati di ozono


la mattina, che nei temporali

porta l’odore di tutti i suoi viaggi

la mattina, che in un gioco ambrato

ci regalerà un altro miraggio



non c’è luogo che ci appartenga

non c’è luogo a cui apparterremo

senza requie è l’istinto dell’ombra

che si allunga fuggendo la luce


siamo il cacciatore e la sua preda

condannati a correre in circolo

non ci prenderemo mai

e mai scapperemo davvero

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