sabato 23 luglio 2011

Anch'io sono stato Frank Zappa per una frazione di secondo.


Sono nello spiazzale del parco Frank Zappa a Grottaminarda, il paese in cui sono cresciuto, per il Free Rock Festival, una rassegna di letteratura, gruppi emergenti e artigianato.
Mi guardo intorno da una sedia di fianco a un tavolo su cui stanno un po' di copie del mio libro.
A destra c'è lo stand di Delta 3, la casa editrice del posto.
Hanno esposto decine di nuove uscite. Guardarle mi dà, al solito, una strana sensazione.
Passando da pensieri come "siamo troppi" a "ma davvero, io cosa direi di diverso?" il timore sacrale verso il mostro della letteratura diventa vertigine. Per non pensarci estraggo un libro dallo zaino.
"... non avrebbe mai potuto capirmi perché a me piacciono troppe cose e io mi ritrovo sempre confuso e impegolato a correre da una stella cadente all'altra finché non precipito. Questa è la notte, e quel che ti combina. Non avevo niente da offrire a nessuno eccetto la mia stessa confusione."
Dannato Kerouac, così non va mica meglio.

-Ehi, bello.

Una voce familiare, mi volto. Ci si volta anche quando non si è proprio belli. E' il mio amico Antonio che viene a farmi un po' di compagnia.
Parliamo del più e del meno, intanto uno degli espositori alla nostra sinistra mi chiama.

-Mi assento per un quarto d'ora, mi guarderesti le cose? Sai, se vengono i bambini.

Lui lavora il ferro, lo lavora davvero bene.
Ha esposto un grande crocifisso, un drago, una testa, delle sagome stilizzate. E il ritratto di Frank Zappa.
L'ha realizzato con una lastra di ferro sottile, incollando poi il lavoro finito ad un quadrato ritagliato da un sacco di tela marrone chiaro.
I bambini stanno giocando sulle giostre e sarebbe ironico se arrivassero adesso che è mia responsabilità tenere d'occhio i lavori.
Sarebbe così ironico che infatti arrivano, quasi subito.
Sono cinque, hanno l'aria vivacissima.

-Non toccate niente.

Due di loro guardano il ritratto di Frank Zappa e poi me.

-Ma sei tu questo?
-No, è Frank Zappa.
-Ah, è quello che ha fatto il parco.
-Gliel'hanno intitolato, era un musicista.
-Quindi stasera viene a suonare?
-Difficile.
-Ah, è morto.
-Sì.

Guardano ancora un po', si entusiasmano per il drago, poi vanno via. Uno voltandosi mi fa "però ti somiglia".
Il tramonto si muove pigro e fresco. Antonio ed io ridiamo.
Tra un po' verranno le persone che non vedo da tanto.
Piccoli mondi che egoisticamente percepisco immobili, ma che non lo sono mai.
Magari racconterò loro che per un istante, tra il tempo di assorbimento della domanda e quello di elaborazione della risposta, sono stato Frank Zappa.
Meno di un secondo, ma mica male.
In fin dei conti la relatività rende tutto possibile.
Intanto si alza il vento con l'odore delle prime salsicce arrostite, e lo stomaco brontola.
Forse non saranno fiori, ma pure questa è poesia.

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